Nel silenzio sospeso del lockdown, quando tutto sembrava fermo, abbiamo scelto di reagire coltivando creatività. Con Stefania abbiamo iniziato a tagliare e cucire vecchie camicie trasformandole in mascherine: piccoli gesti nati per alleggerire un tempo difficile e trasformarlo in qualcosa di positivo.
Poco a poco, il terrazzo dello studio si è riempito di vita. Tra melanzane e peperoni del nostro orto urbano comparivano le prime creazioni, quasi a comporre una scenografia ironica e sorprendente.
Intanto la tavola è diventata il nostro rifugio. Sentivamo il bisogno di renderla speciale, di vestirla di attenzione e bellezza. Sono nati così runner, tovagliette e centrini all’uncinetto: dettagli che hanno restituito calore ai gesti di ogni giorno.

Ogni progetto nasceva dallo stesso principio: il riciclo creativo. Scampoli del tappezziere, stoffe raccolte nei viaggi, materiali dimenticati hanno trovato nuova vita grazie alle nostre mani.
Così è nato il nostro laboratorio, accanto allo studio di architettura: un luogo dove si sperimenta la cucito-terapia, ma soprattutto uno spazio dove il filo diventa legame, e le idee si intrecciano come reti vive di creatività al femminile.